Aspettando Carnevale – Maschere del folklore sardo.

Altre maschere italiane

Aspettando un altro Carnevale, ho parlato delle maschere italiane a me familiari fin da bambina, aggiungendone alcune forse più tipicamente regionali. Ora vorrei parlare di altre maschere italiane che appartengono al folklore sardo ma che hanno ormai superato i confini della Sardegna.

Io devo dire che ne conoscevo bene soltanto una, forse la più nota: il Mamuthone.

Al Carnevale di Mamoiada, paese al centro della Barbagia, che è il carnevale sardo più noto anche fuori dalla Sardegna,i protagonisti assoluti sono però due maschere : le maschere dei Mamuthones e degli Issohadores che non sfilano mai separate.

 

Il Mamuthone

Queste figure indossano le famosissime maschere nere di legno, pelli ovine sul corpo e soprattutto pesanti campanacci sulla schiena, che agitano seguendo dei precisi passi di danza.

Nella processione del tipico carnevale i Mamuthones procedono affaticati e in silenzio, come degli schiavi in catene.

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L’Issohadore

L’Issohadore rappresenta un ruolo di dominanza rispetto al mamuthone.

Nella processione del carnevale, sfilano davanti, dietro e ai lati e scortando i mamuthones usando la loro So’a (fune) per catturare le giovani donne in segno di buon auspicio per una buona salute e fertilità, o gli amici scelti tra il pubblico e in particolare le autorità, per augurare loro un buon lavoro per il bene di tutti.

Il capo issohadore, che si può definire come un grande sacerdote nuragico, impartisce gli ordini ai mamuthones e dà il ritmo alla danza.

Il suo abbigliamento è diverso da quello del Mamuthone e viene indicato dai vecchi di Mamoiada come veste’e turcu (vestito da turco).

Comprende: sul capo la nera Sa Berritta sarda legata al mento da un fazzoletto variamente colorato, maschera bianca, larghi pantaloni e camicia di tela bianchi, sopraccalze di lana nera “cartzas”, il corpetto rosso del costume tradizionale maschile “curittu”; a tracolla porta una cinghia in pelle e stoffa dove sono appuntati piccoli sonagli “sonajolos”; legato alla vita con la parte variopinta che scende lungo la gamba sinistra uno scialle, o ampio fazzoletto con bellissimi ricami, e la fune (So’a) da cui deriva il nome dell’issohadore.

Gli Issohadores hanno un aspetto più umano.I due gruppi portano avanti una vera e propria cerimonia, tanto affascinante quanto misteriosa,che affonda le sue radici nella lontana cultura sarda agro-pastorale e nei riti legati ai culti dionisiaci.

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Un altro carnevale tipico della Sardegna è quello di Ottana.
Il carnevale, fin dal passato, è una delle ricorrenze più attese dagli Ottanesi. 
In questa circostanza anche alle vedove, in quanto irriconoscibili, era permesso mascherarsi, quindi trasgredir al quotidiano comportamento, caratterizzato dalla massima compostezza e discrezione.
Il Carnevale di Ottana è caratterizzato da “Sos Merdules” e “Sos Boes”, ovvero “Carazzas” (maschere) tipiche di secolare tradizione.
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Sos Boes


“Sos Boes” indossano pelli di pecora bianche integre, e portano sul viso “Sas Carazzas” (maschere in legno), che raffigurano animali, più precisamente bovini. Esse sono fornite di corna più o meno lunghe lavorate a intaglio.
Sulla parte frontale portano una stella e due foglie lungo gli zigomi.
Indossano, inoltre, a mo´ di bandoliere circa quaranta, chilogrammi di campanacci, detti “Sonazzas”, agganciati su una cinghia in cuoio posta su una spalla.”Sos Boes”, saltando, correndo e agitandosi, rumoreggiano per tutta la durata dell´esibizione.

L’altra maschera caratteristica è “Sos Merdules”.


Essi rappresentano l´uomo e indossano pelli bianche come “Sos Boes”, talvolta anche nere. Portano anch´essi maschere tipiche in legno aventi sembianze umane, generalmente deformate, a significare la fatica del vivere quotidiano. Hanno in spalla “Sa Taschedda”, simile ad uno zaino in cuoio. Questo oggetto ci ricorda che in un passato non molto remoto, i contadini e agli allevatori avevano bisogno di trasportare viveri da consumare in campagna durante il lavoro.
“Sos Merdules”, attraverso il loro rituale, rappresentano di fatto la continua lotta tra l´uomo e l´animale, ai fini della sopravvivenza, per stabilire il predominio del primo sul secondo.
E´ infatti noto che “Sos Boes” (i buoi) erano “strumento di produzione”, utilizzati per la lavorazione della terra.

 Fonti : Wikipediahttp://www.mariocossu.it