Chi di voi è andato a Madrid quasi sicuramente avrà visto “Las Cuevas de Luis Candelas” un ristorante tipico nel centro vecchio di Madrid. Ma, per chi non la conosce, vorrei raccontare la storia di questo bandito di Madrid, uno dei nostri personaggi più popolari 🙂
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…dal ritornello di “las coplas de Luis Candelas”
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Debajo de la capa de Luis Candelas
Sotto il mantello di Luis Candelas
mi corazón amante vuela que vuela.
il mio cuore che ama vola e vola.
Madrid te está buscando para perderte
Madrid ti sta cercando per rovinarti
y yo te busco sólo para quererte.
ed io ti cerco solo per amarti.
Que la calle en que vivo está desierta
Che la via in cui abito è deserta
y de noche y de día mi puerta abierta.
e di notte e di giorno la mia porta aperta.
Que estoy en vela (bis)
Che sonno in veglia
para ver si me roba
aspettando mi rubi
-¡Ay!- Luis Candelas
Ay… Luis Candelas.
………..
Così recita la “copla” (il canto popolare) di Luis Candelas, perché Luis Candelas bandito urbano, del centro di Madrid, nonostante morisse a poco più di 30 anni divenne una leggenda già da vivo e il popolo ammirando le sue gesta che erano raccontate dai cantastorie, lo eresse a mito, cantando le sue vicende in “coplas” che tutti noi ancora oggi conosciamo… 🙂
Luis Candelas (Museo Municipal)
Nacque il 9 Febbraio 1804, in una falegnameria nel quartiere più tipico di Madrid, Lavapiès. Terzo figlio di una coppia benestante che, sperando di dargli un futuro da medico o avvocato, lo iscrisse al collegio di San Isidro da dove venne espulso per due schiaffi dati in risposta ad uno, ricevuto da un chierico. Nonostante non proseguisse in lunghi studi, la lettura fu sempre una delle sue più grandi passioni, traendone ispirazione per la sua vita ed i suoi colpi.
Da bambino iniziò a farsi conoscere nel quartiere grazie alle “pedreas”, le lotte a colpi di pietre fra differenti bande di bambini, molto comuni allora. Amico sempre dei peggiori del quartiere, incominciò ad avere guai con la giustizia già da adolescente. A 15 anni venne processato per furto, ma assolto nell’impossibilità di dimostrare la sua partecipazione al furto, decise che questo poteva essere un buon modo di guadagnarsi la vita senza lavorare, sperando di farla franca. Poco dopo, ancora minorenne, finì nel carcere per vagabondaggio. A 19 anni, rimasto orfano del padre, per un certo periodo lavorò come libraio ma già a 21 anni fu condannato a 6 anni di carcere per il furto di due cavalli ed una mula.
Amante del bel vestire, gentile, educato e di bell’aspetto divenne il “Don Giovanni” dei quartieri bassi di Madrid. Si racconta che nei primi anni della sua carriera di delinquente, la sua occupazione preferita fosse conquistare le donne e vivere alle loro spalle… Dedicatosi poi al suo “mestiere” di “ladro a tempo pieno” era considerato un vero “artista” data la sua abilità nell’ uso di ferri di vario tipo e chiavi false per scassinare così come quella nel borseggio, “qualità” entrambe di cui difficilmente è dotata una sola persona.
Dopo due duelli che lo vedono vincitore, forma una banda che gli permetterà di continuare a fare furti sempre più rischiosi e con maggior bottino. Per il suo ingegno e per le vittime che sceglieva (i personaggi potenti, sicuramente poco amati dal popolo) queste “gesta” erano ormai cantate dai madrileni con un certo affetto. E’ questo un periodo di furti seguiti dai tentativi di sua madre di metterlo sulla giusta strada. Così si decide di sposarlo con la figlia di ricchi possidenti terrieri amici. Si organizza un gran bel matrimonio a cui partecipano più di cento persone. Ma dopo pochi mesi il matrimonio fallisce e Luis lascia la sposa tornando alla sua vecchia vita a Madrid. Appena tornato viene incarcerato ma, nonostante la condanna a 4 anni, la sua prigionia non dura molto…annoiato dopo pochi giorni di prigione decide di scappare… Da quel momento è un evaso ricercato dalla giustizia. Inizia le rapine alle diligenze ed ai carri che trasportano le merci a Madrid.
La sua relazione con Lola “la Naranjera”, amante del re, gli procura amicizie importantissime che lo fanno uscire di galera appena entrato. Ma anche la sua abilità lo aiuta in questo. Così evade dalla prigione ogni volta che vuole e persino, condannato ormai a 14 anni, in meno di 24 ore mentre lo traducevano al penale incatenato con tanti altri. Per lui, una volta fermi nelle stalle per dormire, è uno scherzo liberarsi dalle catene con l’aiuto della fibbia della cintura e, provocato un incendio, nella confusione fuggire portando pure via i soldi della posta ed una pistola.
Si racconta che, nel viaggio di ritorno a Madrid, trova un vecchio venditore ambulante sull’asino vecchio e malandato che si lamenta dell’affaticamento e vecchiaia del suo ronzino e senza pensarci un attimo uccide l’animale con uno sparo in testa. Alle lacrime del padrone risponde, consolandolo, che la povera bestia ormai doveva solo riposarsi e gli dona le monete d’oro per comperare un asino giovane e robusto che lo aiuterà molto di più nelle fatiche. Fatti come questi, il suo totale rifiuto di usare violenza alle sue vittime e l’abitudine di scegliere come vittime i personaggi meno amati dal popolo, gli procurano la fama di bandito gentile e incapace di fare del male fisico al malcapitato e premuroso e generoso col bisognoso, uno che ruba a ricchi e potenti per aiutare i poveri.
Morta sua madre nella sua assenza, eredita una grande fortuna che lo convince a desistere dal continuare a rapinare diligenze. Madrid era in quel periodo un pullulare d’intrighi politici che vedeva i liberali schierati contro gli assolutisti rappresentati in primo luogo dal Re. E in questi intrighi anche i delinquenti trovavano appoggi ed una loro collocazione alleandosi coi liberali…. Ma le sorti di liberali ed assolutisti erano alterne e Luis che non era uno sprovveduto, seguendo da vicino le alterne vicende politiche, decide di adattare la sua vita a questa alternanza, adattandosi al meglio al bipartitismo. 😀
Si crea una personalità per il giorno, quella di un ricco e rispettabilissimo faccendiere del Perú, don Luis Alvarez de Cobos, elegantissimo sempre, biondo, con le larghe basette convertite in barba appuntita ed occhialini dorati. Racconta con i suo modi squisiti ed il suo aspetto impeccabile di essere nella Corte per risolvere i problemi di una eredità complicata. Acquista una gran bella casa nella “calle di Tudescos” dal cui ingresso principale entra ed esce di giorno. Appena fa buio però esce dalla porta posteriore che si apre su una viuzza buia, tramutato nell’aspetto fisico, senza nessun accento delle lontane Indie, cambiando la compagnia di Lola “la Naranjera” per quella dei fidi compagni di scorrerie o di un’avventuriera ricca ed aristocratica. L’obbiettivo ora è avere relazioni con gente importante che gli permetta con piccoli colpi, tanti introiti. E per questo inizia a frequentare caffè e saloni eleganti.
Carcel de Corte
Nei periodi di detenzione diventa il padrone del carcere arrivando anche ad organizzare una cospirazione dal carcere con un importante politico massone detenuto e condannato e la sua amica aristocratica. Riesce pure a farlo evadere ad un passo ormai dalla forca e due giorni dopo scappa pure lui. Ormai è diventato una leggenda ed i suoi colpi diventano ogni volta più clamorosi e sfacciati. Come il furto di due orologi, d’ oro ed argento rispettivamente, ad un uditore dell’Audiencia Real conosciuto nei caffè eleganti che frequenta di giorno. Uno glielo sottrae mentre parla con lui e subito dopo va dalla moglie del malcapitato e raccontandogli di portarlo a riparare per conto del marito si fa consegnare l’altro da riportare,a dir suo, al marito.
Ormai i colpi diventano sempre più popolari e si comincia ad idealizzarlo. Sta diventando un mito. Uno dei colpi più clamorosi fu quello a danno del più grande negozio di tessuti ricamati in oro per abiti liturgici in pieno centro di Madrid. Arrivato nel negozio in una bella carrozza come segretario di un vescovo assieme al suo aiutante, chiede per il vescovo, stanco del lungo viaggio, una poltrona per riposarsi.. Mentre il vescovo riposa, segretario ed aiutante iniziano a chiedere pezzi di velluto, tessuti preziosi e tantissima merce di gran valore che, dopo l’approvazione del segretario, viene caricata su di un carro che appena completamente pieno parte. Solo dopo un po’ vedendo che segretario, assistente e carro erano spariti, dimenticando fra l’altro il vescovo, il negoziante inizia a sospettare e chiama la polizia. Il vescovo non era che lo scemo del quartiere che avevano convinto e pagato per stare zitto e addormentarsi sulla poltrona e la polizia non riuscì ad avere da lui nessun’altra informazione che la cifra pagatagli per andare ad addormentarsi in poltrona.
Ma, per la prima volta forse, Luis Candelas s’innamora e lo fa di una ragazza, Clara, di buona famiglia, onesta e che pensa al matrimonio con il ricco e affascinante “faccendiere” venuto dalle Indie però….Il Re ormai è morto ed, iniziata la guerra carlista, i liberali ora non trattano coi delinquenti, gli danno la caccia… E soprattutto, Candelas fa i colpi più clamorosi, quelli che sembrano una sfida al potere… E qua cambia la sua sorte…
Pochi giorni dopo “il colpo del vescovo”, Candelas ed i suoi irrompono nel laboratorio della sarta della regina e dopo aver legato ed imbavaglliato i presenti, prendono 35.000 “reales” in contanti ed una gran quantità di tessuti e vestiti già pronti per la famiglia reale. Ma non contenti, subito dopo assaltano la diligenza con l’ambasciatore di Francia e signora. La pressione della polizia diventa insopportabile e Luis Candelas è costretto alla sospensione temporanea della sua attività. Clara e Luis vanno via da Madrid, ma lei al conoscere il vero mestiere del suo amato, forse lo tradisce… Sia così o semplicemente per la pressione asfissiante della polizia, Luis Candelas viene arrestato per l’ultima volta il 18 luglio di 1837. Lo rinchiudono a Madrid nella prigione di Corte.
Luis Candelas al “garrote vil” (Museo Municipal)
Ha oltre 40 delitti a carico, l’aggravante di essere liberale ma è soprattutto un simbolo… Viene condannato a morire di “garrote vil”. Si dice che alla domanda del tribunale dopo la condanna rispose che la sentenza anche se tardiva era ragionevole. Chiese clemenza alla regina ma non la ottenne. La pressione sociale e politica era enorme perché gli concedessero la grazia. Il 6 novembre 1837 vestito con un saio giallo è portato su di un asino al patibolo. C’era tutta Madrid lì. Raccontano che le sue ultime parole furono…. “Paese mio, sii felice”… Solo questo mancava per farne di un bandito urbano un vero mito: Luis Candelas passò alla Storia, la sua vita ormai era una “copla” che ancora oggi si canta… 🙂
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